I microrganismi antartici sono oggetto di studio sempre più frequente per la loro capacità di produrre come metaboliti secondari, agenti con un forte potenziale biotecnologico quali biosurfattanti e/o bioemulsionanti .
I biosurfattanti e/o i bioemulsionanti in commercio sono infatti utilizzati in campo alimentare e cosmetico ma vengono impiegati soprattutto nel settore petrolifero per bonificare siti contaminati e sversamenti di petrolio nei mari.
Questi composti sono classificati in due grandi categorie in base al loro peso molecolare e alle diverse proprietà chimico-fisiche: quelli ad alto peso molecolare, i biosurfattanti, riducono la tensione superficiale nell’interfaccia aria/acqua e olio/acqua, mentre i bioemulsionanti, a basso peso molecolare, sono in grado di stabilizzare emulsioni di olio in acqua.
Un microrganismo di recente scoperta, Streptomyces luridus So3.2 è in grado di produrre abbondantemente bioemulsionanti ed è stato isolato dal suolo antartico, come si evince da uno studio pubblicato sulla rivista PlosOne. In particolare, gli Autori della ricerca hanno saggiato la produzione di tensioattivi su da parte di 59 ceppi isolati da cinque diverse località dell’Antartide. Tra questi, S. luridus So3.2, ha mostrato una elevatissima capacità di emulsione sia di idrocarburi che di oli, sino al 60%, toccando un picco del 90% con oli ad alto grado API (American Petroleum Institute).
Bibliografia
Lamilla C et al. Streptomyces luridus So3.2 from Antarctic soil as a novel producer of compounds with bioemulsification potential. PLoS One. 2018 Apr 23;13(4):e0196054.