22 NOVEMBRE 2019
Aumentare la consapevolezza globale sull’utilizzo degli antibiotici e incoraggiare le buone pratiche tra il pubblico, gli operatori sanitari e i decisori politici per evitare l’ulteriore insorgenza e diffusione della resistenza agli antibiotici: questo è l’obiettivo della World Antibiotic Awareness Week – WAAW. La Società Italiana di Microbiologia aderisce alla campagna promossa dall’ECDC e dalla WHO e, tramite i propri canali, si unisce al coro #KeepAntibioticsWorking.
Ma, qual è il trend in Italia e cosa si può concretamente fare?
I rapporti sulla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza (AR) coordinati dall’Istituto Superiore di Sanitàà (ISS) evidenziano che in Italia i tassi di AR per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono, purtroppo, al di sopra della media europea. Mentre nel periodo 2012-18 la percentuale di MRSA si è mantenuta stabile, sono stati evidenziati incrementi per E. faecium resistente alla vancomicina e E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione e ai fluorochinoloni. Tuttavia, si comincia a delineare un trend in calo per K. pneumoniae resistente ai carbapenemi che però rimane, nel 33% dei casi, un patogeno multi-resistente, ovvero resistente ad almeno tre classi di antibiotici.
“Sì, si può pensare di fare qualcosa di concreto per arginare l’antibiotico-resistenza” afferma la Prof. Stefania Stefani, Presidente della SIM e Professore Ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Catania. “In ambito ospedaliero, per esempio, dovremmo partire dalla costruzione di algoritmi che prevedano alcuni elementi essenziali tra cui: i) la rapidità dell’antibiogramma e della diagnostica microbiologica; ii) una stewardship solida che contempli la stretta collaborazione fra microbiologo e infettivologo/clinico, e iii) una appropriatezza prescrittiva, intesa come terapia antibiotica microorganismo-mirata che lasci poco spazio all’empirismo. Tutto questo poi, unito alle buone pratiche di igiene, può contribuire al contenimento della diffusione di questi microrganismi”. E aggiunge “non dimentichiamo, infine, il ruolo della ricerca: per ridisegnare il futuro della terapia antibiotica è fondamentale trovare nuove strategie – anche profilattiche – e nuovi approcci alternativi, ed è su questo che tutti noi stiamo lavorando”.