Burden dell’antibiotico-resistenza in Europa: nuove prospettive per nuovi obiettivi

La resistenza agli antibiotici è una minaccia sempre più grave per la salute pubblica globale e richiede l’intervento di tutti i settori governativi e della società: ci stiamo, infatti, giocando la possibilità di trattare efficacemente una gamma sempre crescente di infezioni batteriche.

In occasione della World Antibiotic Awareness Week 2018, che si è svolta dal 12 al 18 novembre c.a., la Società Italiana di Microbiologia (SIM) ha voluto redigere questo articolo che contiene, oltre ai dati dell’European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-net) relativi all’ultimo report rilasciato nel 2017, due importanti contributi di ricercatori italiani che hanno stimato  e valutato il burden delle infezioni da batteri resistenti in Europa.

Key points dei dati di sorveglianza EARS-Net
• Le percentuali di resistenza agli antibiotici variavano ampiamente in Europa: sono generalmente più alte nell’Europa meridionale e sudorientale che nell’Europa settentrionale.
• Per Klebsiella pneumoniae, più di un terzo degli isolati segnalati a EARS-Net per il 2016 era resistente ad almeno uno dei gruppi antibiotici sotto sorveglianza (fluorochinoloni, cefalosporine di terza-generazione, aminoglicosidi e carbapenemi) e la resistenza combinata a tre o più dei gruppi antimicrobici era il fenotipo di resistenza più comune.
• Per Escherichia coli, la resistenza alle cefalosporine di terza generazione e la resistenza combinata a cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni e aminoglicosidi sono aumentate significativamente tra il 2013 e il 2016.
• Nel 2016, la resistenza ai carbapenemi in E. coli è rimasta rara e la maggior parte dei Paesi ha riportato bassi livelli anche in K. pneumoniae. Tuttavia, nei Paesi con percentuali di resistenza elevata ad altri gruppi di antibiotici, sono state riportate percentuali di resistenza al carbapenemi considerevolmente più elevate per K. pneumoniae.
• Per le specie di Acinetobacter, nel 2016 sono state segnalate alte percentuali di isolati con resistenza combinata a fluorochinoloni, aminoglicosidi e carbapenemici nei paesi baltici, nell’Europa meridionale e sud-orientale.
• Nei Paesi con alti livelli di multi-drug resistance, inclusa la resistenza ai carbapenemi, sono disponibili solo alcune opzioni terapeutiche, ad esempio la colistina. In questi paesi, la presenza di isolati con resistenza alla colistina è un grave problema di sanità pubblica dovuto alla limitazione delle risorse terapeutiche sempre.
• La percentuale di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) è diminuita significativamente a livello tra il 2013 e il 2016. Nonostante questo trend positivo, l’MRSA rimane una priorità di salute pubblica in Europa poiché dieci su trenta Paesi hanno riportato percentuali di MRSA superiori al 25%.
• Tra il 2013 e il 2016, sono stati notati aumenti significativi di Enterococcus faecium resistente alla vancomicina in sette dei 25 Paesi che hanno segnalato più di 20 isolati all’anno. Un simile aumento non è stato osservato a livello UE, questo potrebbe indicare un cambiamento nell’epidemiologia di questo agente patogeno in Europa.

L’articolo di Cassini e colleghi, pubblicato nel mese di novembre 2018  su The Lancet Infectious Diseases, è il primo studio  ad aver quantificato il burden delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici in termini di stima dell’incidenza, di mortalità, di durata del ricovero e degli anni di vita aggiustati però per la disabilità attribuibile o DALY. Il DALY è, infatti, un parametro che misura la gravità globale di una malattia espressa come il numero di anni persi a causa della malattia per disabilità o per morte prematura; 1 DALY equivale ad 1 anno di vita persa. L’obiettivo dello studio è stato quello di fornire, attraverso un approccio completo basato su evidenze, dati affidabili sugli indicatori di salute della popolazione per poi riuscire a pianificare e definire le priorità e le misure necessarie per la prevenzione e il controllo dell’antibiotico-resistenza.

Cassini e colleghi hanno stimato che nell’UE e nel SEE si sono verificati, solo nel 2015, 671.689 casi di infezioni da batteri antibiotico-resistenti. Queste infezioni hanno causato 33.110 morti attribuibili e 874.541 DALY. Queste stime corrispondevano a un’incidenza di 131 infezioni per 100.000 abitanti e ad una mortalità attribuibile di 6,44 decessi per 100.000 abitanti, provocando così 170 DALY per 100.000 abitanti. Un dato quest’ultimo di certo allarmante in quanto comparabile al burden combinato delle tre principali malattie infettive (influenza, tubercolosi e HIV) che corrisponde a 183 DALY per 100.000 abitanti. In particolare, il burden totale delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti era più alto nei bambini di età  <1 anno, seguiti dai soggetti con 65 anni o più e, in generale, negli uomini. A livello geografico, i Paesi con un burden maggiore si sono rivelati l’Italia e la Grecia rispetto ad altri paesi dell’UE e del SEE.  Circa il 75% del burden totale delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti in Europa , inoltre, è associato all’assistenza sanitaria. I dati di questo importante articolo indicano anche che dal 2007 e al 2015, la proporzione di DALY dovuta a tutti i batteri resistenti ai carbapenemi è aumentata rispettivamente dal 18% al 28% ; in particolare la percentuale di DALY dovuta a K. pneumoniae resistente ai carbapenemi e ad E. coli resistente ai carbapenemi è raddoppiata dal 4,3% del 2007 all’8,79%  nel 2015, riflettendo il rapido aumento di queste infezioni complicate.

Il commento all’articolo di Cassini, di Tacconelli e Pezzani e pubblicato anch’esso questo mese su The Lancet Infectious Diseases, aggiunge una considerazione sul metodo utilizzato e su come questo differisca da quello impiegato dal sistema di sorveglianza EARS-net. Infatti, mentre il modello di Cassini e colleghi, come per la maggior parte degli studi sulla popolazione, ha richiesto un numero elevato di stime, il sistema EARS-net non è un’indagine basata sulla popolazione e non consente la stratificazione in base al tipo di popolazione, ma registra solo infezioni invasive che sono influenzate dalla propensione al campionamento e alla copertura del singolo Paese.  Secondo gli Autori, lo studio di Cassini e colleghi sarebbe comunque cruciale perché potrebbe avere un importante ruolo nel contrastare la resistenza antibiotica su due livelli principali perché: i) i dati dello studio forniscono un buon “framework” per ottimizzare ed omologare i sistemi di sorveglianza europei, soprattutto in termini di raccolta dei dati; ii) lo studio fornisce per la prima volta dati DALY per Paesi con un elevato burden di resistenza antimicrobica.

Bibliografia

  • Summary of the latest data on antibiotic resistance in the European Union – EARS-net https://ecdc.europa.eu/en/publications-data/summary-latest-data-antibiotic-resistance-european-union
  • Cassini A et al. Attributable deaths and disability-adjusted life-years caused by infections with antibiotic-resistant bacteria in the EU and the European Economic Area in 2015: a population-level modelling analysis. Lancet Infect Dis. 2018 Nov 5. pii: S1473-3099(18)30605-4.
  • Tacconelli E, Pezzani MD. Public health burden of antimicrobial resistance in Europe. Lancet Infect Dis. 2018 Nov 5. pii: S1473-3099(18)30648-0.
Di |2018-11-29T18:53:41+01:0029/11/2018|
Torna in cima